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Il decreto legge sulle liberalizzazioni, entrato in vigore il 4 luglio scorso, introduce per i professionisti importanti e profondi cambiamenti, sui quali si è subito focalizzata l’attenzione di questo Consiglio Nazionale, che ha dedicato all’argomento le sedute del 1. e dell’8 luglio u.s.-
Preliminarmente è stato contestato il metodo seguito dal Governo, che ha fatto ricorso alla decretazione di urgenza per disciplinare una materia così delicata e dal forte impatto sociale, senza inquadrarla nel più idoneo ambito di una riforma delle professioni.
Così come è stato duramente criticata la mancata consultazione degli Ordini, i quali, in quanto Organi dello Stato, avrebbero ben potuto fornire preziosi elementi di valutazione.
D’altro canto non si è potuto fare a meno di cogliere nello spirito e nella lettera dell’intervento riformatore dell’Esecutivo una volontà vessatoria nei confronti delle libere professioni, che non può essere assolutamente condivisa.
Nel contempo un’attenta analisi della realtà sociale del Paese, nella quale sono diffuse e radicate convinzioni circa la volontà da parte delle professioni liberali di difendere nicchie di privilegio, ha imposto a questo Consiglio Nazionale di dover affermare, a chiare lettere e con forza, che erano e sono da sempre condivise le finalità del decreto e cioè quelle di dare competitività al nostro sistema economico
Per quanto attiene il merito sono state affrontate e discusse le tre problematiche principali del provvedimento: la pubblicità, i servizi professionali di tipo interdisciplinare, le tariffe.
Per quanto concerne le prime due si è voluto ricordare che, da tempo immemore, la nostra categoria non ha mai manifestato perplessità di fondo ed ha attivato utilissimi confronti nelle più diverse sedi, nelle quali si è manifestata, tra l’altro, la nostra convinzione che, in ossequio al ruolo pubblicistico della professione, occorre contenere al di sotto del 25% l’accesso di capitale puro nelle società professionali.
Discorso a parte invece merita il comma del provvedimento inerente le nostre tariffe.
Anche in questo caso abbiamo contestato duramente il provvedimento, che appare frutto di superficialità e di disinformazione e che, certamente, così come concepito, non fornirà competitività alle aziende.
Né può essere trascurata la circostanza che vede nell’abrogazione dei minimi tariffari il fortissimo rischio di un abbattimento degli standard qualitativi delle prestazioni degli ingegneri e dunque il decadimento della qualità e dei livelli di sicurezza delle opere.
I contenuti specifici delle prestazioni professionali erogate dalla nostra categoria, il quadro delle responsabilità, sia di natura civile che penale, ricadenti in capo all’ingegnere e il quadro delle verifiche e dei controlli cui sono sottoposte le nostre prestazioni, impongono allo Stato di intervenire nella definizione delle nostre tariffe, fissandone i minimi.
Le suddette considerazioni sono state riportate, seppure in maniera sintetica, nell’allegata delibera approvata dal CNI nella seduta dell’ 8 luglio scorso e sono state svolte e illustrate negli incontri avuti con l’on. Mastella, Ministro della Giustizia, al quale è stato richiesto con forza di porre in essere un nuovo tavolo per far ripartire, sotto l’egida del Suo Ministero, la riforma delle professioni, che aveva trovato nella bozza Vietti un ottimo inizio di discussione.
Allo stesso Ministro è stato rappresentato il forte timore del CNI che gli attuali provvedimenti dell’Esecutivo, possano nascondere ben altri obiettivi, quali l’abolizione degli Ordini e l’assegnazione dei servizi professionali a imprese e società di capitali.
Nell’ambito dell’attività informativa e nel rigoroso rispetto della sua "terzietà" nei confronti delle forze politiche, il Consiglio Nazionale ha attivato confronti con esponenti della maggioranza e dell’opposizione per illustrare e puntualizzare il proprio punto di vista.
In tale ottica esponenti del Consiglio hanno incontrato gli On.li Margiotta e Mantini ed i Senatori Siliquini e D’Onofrio.
Infine, in un cordiale e lungo colloquio, si è avuto modo di approfondire tutte le tematiche con il Sottosegretario della Giustizia, con delega alle professioni, prof. Scotti, che ha preannunciato la volontà del Suo Ministero di tenere nella massima considerazione le nostre argomentazioni.
Quanto sopra è stato evidenziato per fornire agli Ordini provinciali tutte le informazioni necessarie circa il lavoro sin qui svolto, che, di certo, non può essere considerato esaustivo.
Poiché i tempi di approvazione del decreto legge sono estremamente ristretti e le possibilità di emendare il testo sono piuttosto circoscritte, si svolge un pressante invito a codesti Consigli, affinché le ragioni della categoria siano portate a conoscenza dei parlamentari locali e della pubblica opinione.
Sulla scorta dei contenuti dei frenetici colloqui intervenuti con le Autorità di Governo, in cui si è colta la disponibilità dell’Esecutivo ad accogliere alcune nostre richieste, si è ritenuto opportuno proclamare lo stato di agitazione e convocare un’Assemblea generale dei Consigli degli Ordini per il 21 luglio prossimo alle ore 10,00 presso il Teatro Capranica di Roma (Piazza Capranica n. 101), per discutere l’intera problematica, compresa quella fiscale,e per assumere forti iniziative di contrasto, nel caso in cui il Decreto Legge n. 223/06 non fosse opportunamente emendato.
A tal proposito si informa che il C.U.P., nell’Assemblea tenutasi a Roma in data odierna, alla quale ha fattivamente partecipato questo Consiglio Nazionale, ha approvato gli emendamenti riportati nell’allegato B e che saranno presentati al Governo ed al Parlamento.
Il Consiglio Nazionale invita tutti i Colleghi a porre in atto un’ampia e fattiva partecipazione, anche per testimoniare soprattutto ai cittadini il ruolo pubblicistico e sociale della nostra professione.
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