Stampa documento Stampa Invia una e-mail al CNI bancadati@cni-online.it
Rif. DV05120
Documento 01/12/1997 DOCUMENTO
Fonte COMMISSIONE MISTA - COLLEGI DEI PRESIDI/IRI
Tipo Documento DOCUMENTO
Numero
Data 01/12/1997
Riferimento Protocollo CNI n. 6340 del 17/03/1998
Note
Allegati
Titolo 'LAUREE IN INGEGNERIA - PROBLEMI E PROSPETTIVE'
Testo Premessa

In un incontro tenutosi a Roma il 16 aprile 1997, fu presentato e discusso il documento, elaborato da una Commissione mista Collegio dei Presidi delle Facoltà
di ingegneria/IRI, "Diplomi universitari in ingegneria. Proposte di percorsi formativi per avvicinare Università e sistema produttivo". A conclusione
dell'incontro, cui parteciparono rappresentanti del MURST, delle Facoltà di ingegneria, di Confindustria e di Aziende IRI, emerse l'esigenza di estendere
l'analisi all'intero campo degli studi di ingegneria e, in particolare, ai corsi di laurea.

Si è dato così vita ad un Gruppo di lavoro, formato dalla Giunta del Collegio dei Presidi delle Facoltà di ingegneria e da rappresentanti di IRI e del gruppo
Telecom Italia, cui ha collaborato Confndustria, il quale ha elaborato il presente documento.

Dopo una elencazione delle motivazioni, che fanno ritenere opportuno, se non urgente, un ripensamento della struttura e della didattica dei Corsi di Laurea
(C.L.), il documento espone in modo ragionato le proposte di intervento al fine di fornire una risposta alle domande del mondo del lavoro sulla formazione dei
laureati in ingegneria e affrontare i cronici fattori di debolezza (abbandoni, tempi lunghi di laurea) del nostro sistema formativo. Sono infine discusse
alcune prospettive di integrazione dei curricula dei Corsi di Diploma Universitano (C.D.) e dei Corsi di Laurea (C.L.).

Si osserva che il presente documento è stato elaborato senza tener conto del Rapporto finale del Gruppo di lavoro ministeriale "Autonomia didattica e
innovazione dei corsi di studio a livello universitario e post-universitario": ciò in quanto detto Rapporto è stato presentato quando il presente documento
era ormai praticamente completato. Ciò nonostante, per alcuni aspetti esso si colloca nella linea proposta dal rapporto del Gruppo di lavoro ministeriale; si
ritiene pertanto che il presente documento possa costituire un utile riferimento nel dibattito avviato nelle facoltà di ingegneria per definire indicazioni
operative in risposta alle sollecitazioni del Rapporto del Gruppo di lavoro ministeriale.


MOTIVI PER RIPENSARE STRUTTURA E DIDATTICA DEI CORSI Dl LAUREA

L'esigenza di un profondo ripensamento della struttura e della didattica dei C.L. offerti dalle Facoltà di Ingegneria si inquadra nella generale necessità di
verificare l'efficacia dell'insegnamento universitario nel promuovere capacita critica, innovazione e sviluppo e nel rispondere - magari anticipandole - alle
esigenze di un mercato del lavoro in continua evoluzione.

E' infatti necessario prendere atto che l'attività professionale degli ingegneri è, oggi, molto diversa da quella di soltanto alcuni anni fa, quando, in quasi
tutte le aziende di maggiori dimensioni, gli ingegneri si trovavano regolarmente a dover risolvere da soli qualunque problematica tecnica si originasse nel
proprio ambito di competenze. Adesso, non solo il loro numero è cresciuto, ma i problemi si risolvono normalmente con lavoro integrato di squadra, il che da
un lato ha consentito di snellire moltissimo i corsi destinati ai neoassunti e dall'altro ha evidenziato le carenze degli ingegneri neolaureati riguardo alle
tecniche del lavoro di gruppo e in generale a quelle comportamentali. Contestualmente, il sapere aziendale è direttamente appreso nell'ambito delle attività
lavorative, sia sul lavoro, sia tramite corsi. Ciò rende meno significativa una preparazione universitaria di tipo prevalentemente specialistico, mentre si
rafforza la criticità di quella di base, che deve supportare la continua costruzione di nuove competenze, sia inizialmente, sia auspicabilmente, nel corso di
tutta l'attività lavorativa.

In conseguenza di ciò dal mondo del lavoro vengono sottolineate in particolare le seguenti esigenze:

- mentre per i Corsi di Diploma Universitario (C.D.) si richiede una formazione orientata alla creazione di figure professionali immediatamente riconoscibili,
che sappiano inserirsi e orientarsi con facilità in un organizzazione produttiva, pur conservando una cultura tecnica di base su cui costruire successive
possibilità di sviluppo (cfr., a questo proposito, il Documento Collegio dei Presidi/IRI Diplomi Universitari in Ingegneria" dell'aprile 1997), per i Corsi di
Laurea (C.L.) si richiede una formazione che assicuri una capacità di visione generale e critica dei temi tecnici, non avulsa dalla conoscenza del mondo
aziendale e dei diversi contesti produttivi, che consenta un primo inserimento e su cui fondare successivi approfondimenti specialistici, in funzione delle
necessità del mercato e in virtù delle evoluzioni delle tecnologie.

Quello che il mondo del lavoro domanda all'Università è, quindi, soprattutto una approfondita e ampia formazione di base, con caratteri di generalità e di
flessibilità pur nell'ambito delle singole specializzazioni, sia riguardo ai temi scientifici, sia alle fondamentali tematiche ingegneristiche. Nel curriculum
dei Corsi di Laurea (C.L.) sono pertanto da evitare contenuti eccessivamente specialistici, che, ove occorrano e quando realmente necessari, possono essere
appresi più efficacemente nell'ambito dell'attività lavorativa:

- si lamenta una tendenza ad accentuare l'attenzione data ai metodi di analisi a discapito di quella rivolta ai metodi di sintesi e di scelta. Tale tendenza
appare determinata in particolare da un "biennio", che conserva, senza sostanziali variazioni, l'impostazione di quello storicamente comune alla facoltà di
scienze, in cui le materie sono presentate con prevalente attenzione al rigore piuttosto che alle pratiche applicazioni, nonché dalla professionalità
prevalentemente indirizzata alla ricerca propria dei docenti delle materie ingegneristiche, che li induce a sopravvalutare l'esigenza per l ingegnere di
disporre di strumenti raffinati di analisi. Senza rinunciare ad una adeguata formazione nel campo dell'analisi, è certamente auspicabile un più equilibrato
rapporto tra capacità di analisi e di sintesi, anche ai fini di un più veloce inserimento professionale del neo-laureato.

La prevalente attenzione per l'analisi comporta ancora, come ulteriore conseguenza, studi più gravosi del necessario e, quindi, una pesante selezione degli
allievi, prevalentemente effettuata nei primi anni su materie importanti, ma non centrali, per la formazione dell'ingegnere, nonché tempi di formazione
corrispondentemente troppo lunghi. Inoltre molte delle conoscenze acquisite, certamente utili per la formazione intellettuale dell'allievo, rischiano di
risultare di poca utilità per la maggior parte degli Ingegneri;

- sempre dal mondo delle imprese pervengono istanze esplicite circa alcune caratteristiche generali attese nel prodotto laureato. Senza voler configurare un
ordine di priorità si citano in particolare:

- la conoscenza delle tematiche economiche/organizzative/gestionali, sia perché semplifica l'assorbimento dei laureati da parte del mondo del lavoro, sia
perché è necessaria per risolvere problemi ingegneristici complessi e articolati, consentendo di evitare errori di comportamento rischiosi per le
organizzazioni e gli individui, sia perché può favorire lo sviluppo nell'ingegnere di capacità imprenditoriali di sviluppo dell'innovazione e non solo di
realizzazione della stessa;

- la cultura della qualità e della sicurezza, tematiche ormai pervasive in ogni ambito di attività lavorativa;

- la sensibilità alle problematiche ambientali, con particolare riferimento all'impatto delle attività ingegneristiche e delle scelte tecnologiche sul
territorio;

- l'importanza pratica delle capacità di relazione e di attività all'interno di strutture con molte interfacce;

- la capacità di saper continuare ad apprendere;

- l'apprezzamento di esperienze diversificate (tirocini, contatti con il mondo esterno partecipazione a forme embrionali di attività di progetto);

- la conoscenza della lingua inglese (discriminante effettiva in sede di assunzione seppur non imputabile alla formazione universitaria).

Le competenze del laureato in questi ambiti sono valutate almeno quanto la preparazione ingegneristica specifica: in alcuni casi di selezione non viene
addirittura previsto il classico "colloquio tecnico";

Altre motivazioni, non meno importanti di quelle sopra esposte, che fanno ritenere opportuno un ripensamento della struttura e della didattica dei Corsi di
Laurea (C L.), sono, in particolare, quelle legate:

- ai cambiamenti normativi e gestionali del sistema universitario e scolastico;

- alla necessità di affrontare cronici fattori di debolezza del nostro sistema formativo

Le motivazioni relative al primo punto si possono così sintetizzare:

- l'approvazione della Legge 15 maggio 1997, n. 127, che prevede una profonda revisione delle tabelle nazionali, con conseguente autonomia didattica delle
facoltà e, quindi, spinta a rivedere anche significativamente gli attuali curricula;

- il ridimensionamento, in atto e in prospettiva, delle risorse di docenza di ruolo a disposizione delle facoltà, in conseguenza della politica budgettaria
del Ministero del Tesoro, che determina l'esigenza di rivedere l'offerta didattica da parte delle facoltà, l'obbligo di puntare a una utilizzazione ottimale
delle risorse disponibili e la necessità di ricorrere a docenza esterna, di altre facoltà o aziendale;

- le prospettive di riforma degli ordinamenti scolastici (nella loro globalità), che potranno indurre elementi di fatto da cui non appare possibile
prescindere, quali:

- il completamento del ciclo di studi un anno prima dell'attuale limite;

- la necessità di un maggiore orientamento di quanti accedono ai corsi universitari

L'ipotesi di un accesso anticipato di un anno all'esperienza degli studi universitari comporta sia aspetti positivi (possibilità di completamento anticipato
degli studi, se effettivamente tarati sui cinque anni di corso, in tempo utile per prime esperienze sia di lavoro che di approfondimento), sia elementi di
diversità nel panorama culturale dell'aula nei primi anni. Tali variazioni di contesto non possono essere ignorate in sede di prima ipotesi sulla
ridefinizione dei corsi di studi.

Le motivazioni relative al secondo punto sono facilmente individuabili nei seguenti fattori:

- alto tasso di abbandoni e di selettività (la percentuale di successo varia, a seconda delle facoltà, dal 30-35% al 50%);

- non corrispondenza tra durata teorica dei corsi di studio e tempo medio per il conseguimento dei titoli (mediamente 7 anni a fronte dei 5 previsti, per cui
l'età media del neo-laureato è di circa 27 anni)

L'esigenza di affrontare finalmente tale situazione deriva sia dalla necessità di limitare un evidente spreco di risorse, sia dalla necessità di immettere sul
mercato del lavoro laureati in età comparabile a quella delle corrispondenti figure professionali degli altri paesi europei. L'effettiva possibilità di
rispettare "con serenità" i tempi previsti dai piani di studio è un aspetto su cui si manifesta un interesse preciso anche da parte delle aziende, sia per
avere un metro della sensibilità all'efficacia da parte dei candidati, sia per consentire l'inserimento in azienda di personale in età più giovane, con tutta
una serie di utili riflessi sul piano aziendale (disponibilità a spostamenti, ad esperienze estere; legami familiari oggettivi; necessità di verificare a
tempi più o meno compatibili con quelli dell'impresa le proprie legittime ambizioni collegate a istanze di carriera).


PROPOSTE Dl INTERVENTO

Prima di sviluppare le proposte di intervento, val la pena osservare che, sebbene le modifiche ai curricula di seguito suggerite - sia quantitative che
qualitative - siano ritenute opportune e urgenti, non si deve tuttavia ignorare il rischio che tali operazioni potrebbero comportare, in conseguenza delle
necessarie modificazioni al quadro attuale, il quale, anche se a prezzo di notevoli inefficienze, costruisce comunque figure professionali di buon valore e
apprezzate dal mercato. Sarà pertanto necessario operare con decisione ma anche con gradualità, in stretto accordo tra Università e mondo del lavoro,
costruendo insieme i curricula e, più in generale, la nuova struttura didattica. A questo proposito sembrerebbe più che opportuna la costituzione di un
osservatorio permanente della qualità della didattica e dei laureati.


Organizzazione curriculare

Obiettivo formativo di ciascun corso di laurea in ingegneria è, tradizionalmente, "quello di formare tecnici di elevata preparazione, qualificati per svolgere
e gestire attività connesse con la ricerca e la progettazione e per promuovere e sviluppare l'innovazione tecnologica. Si richiede, pertanto, una formazione
di base ad ampio spettro, che approfondisca anche gli aspetti teorici, sia per le discipline propedeutiche, sia per quelle ingegneristiche, unitamente a una
preparazione professionale approfondita in un campo delimitato nei suoi contenuti e individuato dal titolo del corso di laurea".

In base all'ordinamento didattico in vigore (cfr. Ia Tabella XXIX del D.M 22 maggio 1995) i corsi di laurea attivabili dalle Facoltà di Ingegneria sono 15,
così suddivisi: 2 nel settore civile (Ing. Civile, Ing Edile); 3 nel settore dell'informazione (Ing. Elettronica, Ing Informatica, Ing. delle
Telecomunicazioni); 7 nel settore industriale (Ing Aerospaziale, Ing. Chimica, Ing. Elettrica, Ing. dei Materiali, Ing. Meccanica, Ing. Nucleare, Ing.
Navale); 3 intersettoriali (Ing. per l'Ambiente e il Territorio, Ing. Biomedica, Ing. Gestionale).

Per ogni corso di laurea l'ordinamento didattico richiede che venga svolta, nei 5 anni di corso, attività didattico-formativa per almeno 3000 ore (4000 per il
Corso di Laurea in Ingegneria edile).

Il piano degli studi di ogni Corso di Laurea deve essere formulato con riferimento alla "annualità", intesa come corso di insegnamento monodisciplinare o
integrato, comprendente in ogni caso non meno di 80 ore di attività didattica. Per essere ammesso a sostenere l'esame di laurea lo studente deve aver
frequentato e superato gli esami di un numero di annualità compreso tra 27 e 29.

Il curriculum è così articolato:

- 9 annualità comuni a tutti i Corsi di Laurea, che hanno l'obiettivo di creare la cultura di base e le competenze, anche strumentali, comuni a tutti i corsi
di laurea in ingegneria";

- almeno 6 annualità comuni a tutti i Corsi di Laurea del medesimo settore, che "hanno la finalità di caratterizzare gli aspetti di base e professionali dei
tre settori dell'ingegneria";

- almeno 5 annualità, specifiche dei singoli corsi di laurea (almeno 11 per quelli intersettoriali), che hanno l'obiettivo di fornire la cultura specifica e
le competenze professionali generali dei singoli corsi di laurea;

- fino ad un massimo di 9 annualità a scelta delle facoltà, organizzabili in indirizzi previsti dalla legge stessa, con l'obiettivo di far approfondire in un
particolare campo sia competenze di tipo metodologico, sia di tipo tecnico-progettuale, realizzative e di esercizio.

Le annualità sono generalmente distribuite nei cinque anni di corso nel modo seguente:

- le annualità di base comuni a tutti i Corsi di Laurea (matematiche, fisiche, chimica, informatica) sono concentrate nel primo e nel secondo anno di corso;

- le annualità caratterizzanti il settore ed il Corso di Laurea sono concentrate nel terzo e nel quarto anno di corso;

- le annualità a scelta della facoltà sono concentrate nel quinto anno di corso.

Con riferimento a tale contesto, si ritiene che una risposta adeguata alle domande del mercato del lavoro in merito alla formazione dei neo-laureati in
ingegneria potrebbe essere perseguita con gli interventi di seguito proposti.

- Come già evidenziato nella recente indagine del Censis (cfr. "Il futuro dell'ingegnere", Franco Angeli, 1996), si dovrebbe puntare alla realizzazione di due
diverse filiere di offerta (oltre a quella dell'istruzione superiore di primo livello, a forte indirizzo tecnico e tecnologico):

- quella di una formazione generale e flessibile, articolata in macro indirizzi ingegneristici, orientati a fornire una solida formazione
scientifico-tecnologica di base;

- quella della specializzazione, intesa come percorso professionalizzante e come opportunità formativa permanente, da attivare sia secondo il modello delle
scuole di specializzazione universitarie, sia attraverso moduli formativi più brevi, anche di tipo non accademico.

- Si ritiene pertanto proponibile una rimodulazione dei Corsi di Laurea, conservando la durata quinquennale degli stessi, ma limitando gli insegnamenti da
impartire nel loro ambito a quelli comuni a tutti i corsi di laurea, caratterizzanti il settore e caratterizzanti il corso di laurea stesso (per un totale di
circa 20 annualità) ed eliminando dal curriculum gli insegnamenti di tipo specialistico.

Quest'ultimo gruppo di insegnamenti, per il quale si potrebbe prevedere anche una riduzione nel numero complessivo, in modo da contenere il numero di
annualità per il conseguimento della laurea ad esempio a 24 -25, dovrebbe essere sostituito con insegnamenti o anche attività didattico-formativa di tipo non
cattedratico, finalizzata a fornire al laureato quelle caratteristiche generali attese nel prodotto laureato prima descritte e quindi, in particolare:

- insegnamenti che presentino i temi ingegneristici delle singole specializzazioni in modo sistemico, consentendo agli allievi di considerare i problemi da
tutti gli angoli di visuale, favorendo la formazione di base degli allievi su attività di sintesi e di scelta e, quindi, l'acquisizione di quello spirito
ingegneristico, costituito appunto sia da capacità di approfondimento sia da competenze sistemiche e di sintesi e da abilità di agire, necessario per poter
dare risposte complete alle domande poste agli ingegneri nell'esercizio della loro professione;

- insegnamenti e attività formativa finalizzati alla formazione di una cultura d'impresa (in particolare: tematiche economiche/organizzative/gestionali;
tematiche della qualità, dell'ambiente e della sicurezza; tematiche delle relazioni interpersonali e della comunicazione).

- Si ritiene importante che ai contenuti di cultura d'impresa sia garantita pari dignità rispetto ai contenuti delle discipline ingegneristiche, prevedendo
per essi insegnamenti "ad hoc" nel curriculum di ogni corso di laurea. Alternativamente, alcuni contenuti di cultura aziendale potrebbero essere sviluppati
nell'ambito di interventi seminariali.

E' peraltro scarsamente realistico pensare di acquisire una cultura d'impresa con il necessariamente ridotto numero di insegnamenti ad essa riservabile. Ma la
cultura d'impresa dovrebbe diventare parte integrante della cultura degli allievi, che a loro volta dovrebbero abituarsi a considerare, oltre agli aspetti
tecnici, quelli economici connessi alle varie soluzioni e le conseguenze organizzative e gestionali delle scelte tecnologiche, associando altresì allo studio
individuale il lavoro di gruppo. Il raggiungimento di tale obiettivo non può prescindere, pertanto, dalla disponibilità dei docenti delle materie
ingegneristiche (di tutte le materie ingegneristiche) ad orientare in questo senso la loro didattica. E'ovvio che ciò presuppone una diretta competenza dei
docenti stessi su queste tematiche. In caso contrario ci si potrebbe avvalere di competenze esterne.

Ai fini dell'acquisizione di una cultura d impresa si ritiene importante favorire, anche nell'ambito dei Corsi di Laurea, periodi di tirocinio/stage presso
aziende come momento formativo da valutare nell'ambito della carriera scolastica.

Si sottolinea ancora l'importanza della conoscenza da parte dei neo-laureati della lingua inglese, conoscenza da considerarsi ormai necessaria, in quanto
esigenza irrinunciabile per moltissime aziende.

Considerato quanto sopra esposto in ordine alla opportunità di riorganizzare i curricula dei Corsi di Laurea allo scopo di conseguire una formazione meno
specialistica degli ingegneri rispetto a quella che, attualmente, si tende a conseguire, si pone il problema del conseguimento eventuale di una effettiva
specializzazione correttamente utile per affrontare situazioni specifiche ed esigenze attuali del mondo del lavoro.

Si ritiene che tale specializzazione possa essere conseguita attraverso specifici corsi, quali master e scuole di specializzazione, di cui le facoltà
dovrebbero dotarsi in modo sistematico, in cui trasferire una parte delle discipline attualmente previste nei corsi di laurea (quelle di tipo specialistico),
fermo restando, ovviamente, ogni altro percorso che punti alla formazione permanente.

In tal modo si realizzerebbe un nuovo punto di equilibrio tra formazione acquisita nei corsi di laurea e formazione conseguita nei corsi post-laurea
(nell'ambito dei quali si ritiene peraltro utile la partecipazione di portatori di cultura non universitaria): una distinzione tra questi due stadi e momenti
della formazione che, attualmente, non sussiste.

Riguardo ai corsi post-laurea, il ruolo della progettazione è certamente rilevante, ma non così totalizzante come si potrebbe immaginare. Spesso il lavoro
degli ingegneri, anche di elevata qualità, è scarsamente connesso con attività di progettazione realmente prevalenti, anche in considerazione del fatto che la
progettazione è sempre più effettuata in centri specializzati (purtroppo quasi sempre esteri).

Le attività che si richiedono più frequentemente agli ingegneri sono la conduzione di complesse attività tecniche e gestionali con notevoli implicazioni
economiche, ove sono fondamentali le tecniche di gestione operativa, "project management" e gestione della qualità. Del pari, la gestione di processi
necessità di notevoli conoscenze e competenze nel "management" delle risorse umane, e, più in generale, nelle tecniche comportamentali e di relazione, che
certamente non si improvvisano, né si ottengono con la sola pratica o con le necessariamente limitate conoscenze acquisibili nel corso degli studi
universitari.

E' su queste tematiche strategiche, di carattere trasversale e interdisciplinare, che massimamente la formazione post-laurea dovrebbe concentrarsi, in
considerazione delle oggettive difficoltà di ottenere queste competenze in modo autodidattico o frequentando corsi offerti da varie organizzazioni, non
necessariamente coordinati o integrati tra loro. In questo settore si potrebbero altresì determinare sinergie e "joint venture" rilevanti con le aziende, in
quanto tali competenze sono direttamente collegate al "business".

Tali collaborazioni sono del resto certamente necessarie se si vuole che i programmi dei corsi di laurea siano mantenuti in linea con le attese del mondo del
lavoro. A tal riguardo molto gioverebbero attività di ricerca congiunte, consentendo inoltre migliori utilizzi delle risorse intellettuali e materiali
disponibili e mobilitando le Università anche verso la ricerca applicata, come accade negli altri paesi europei.


Organizzazione didattica

Allo scopo di ridimensionare l'attuale preoccupante tasso di abbandoni e di selettività e l'eccessiva lunghezza dei tempi necessari al conseguimento del
titolo di studio, tempi - come già esposto - da riportare tendenzialmente a quelli nominali, si ritengono importanti gli interventi di seguito riportati.

- Si ritiene innanzitutto che particolare attenzione dovrebbe essere dedicata alle attività di orientamento. A questo fine sono certamente utili le prove di
idoneità all'accesso, a carattere selettivo o anche di valutazione delle qualità degli iscritti, praticate da numerose facoltà. Si ritiene tuttavia che
l'attività di orientamento dovrebbe essere sviluppata nel corso degli ultimi anni della scuola secondaria, finalizzandola in particolare a far prendere
coscienza agli studenti delle proprie attitudini e delle proprie aspettative.

Dovrebbero altresì essere potenziate le attività di tutorato, sia in riferimento al monitoraggio delle carriere, stimolando, ove necessario, iniziative di
modifica e taratura delle scelte curriculari, in coerenza con le esigenze che si dovessero manifestare, sia nei confronti degli studenti in forte difficoltà,
al fine di tentare di recuperarli, orientandoli eventualmente a percorsi formativi diversi.

Un punto importante ai fini del ridimensionamento dell'eccessiva lunghezza dei tempi di laurea, ma anche per favorire un approccio più graduale agli studi
necessari per il conseguimento del titolo e più coerente con la vocazione degli studenti in ingegneria, si ritiene sia quello di una diversa organizzazione
dei contenuti rispetto a quella proposta negli attuali piani di studio. Si tratta in particolare di ridistribuire alcune tematiche critiche.

La più importante è evidentemente la matematica o meglio le matematiche, la cui conoscenza è vitale per la formazione degli ingegneri. Ciò nondimeno si deve
evitare che costituiscano una barriera. L'ipotesi è quella di diluirle nel tempo, erogando i concetti e le regole di base e favorendo l'uso di strumenti
informatici al primo anno o nel primo biennio e rimandando gli approfondimenti culturali e metodologici ad esempio al terzo anno e le parti applicative e di
dettaglio a quelle materie dove queste sono necessarie. Ciò avrebbe inoltre il vantaggio di rendere più evidenti, in quanto subito applicati, i motivi di tali
teorie e le ragioni delle loro caratteristiche.

Altro gruppo di materie da dosare attentamente sono le fisiche: gli scarni fondamenti da erogare subito, rimandando tuttavia tutti gli aspetti applicativi a
materie successive, dove gli aspetti fisici si colorano di evidenza ingegneristica. Ciò evita inutili ripetizioni e ridondanze e inquadra gli insegnamenti
della fisica nel più corretto quadro delle necessità ingegneristiche.

Altro insieme di materie critiche sono quelle informatiche, necessarie sia perché veicolo necessario per la risoluzione dei problemi ingegneristici, sia in
quanto ausilio stesso per la comprensione delle altre tematiche di studio. Si devono insegnare da subito, orientandole prevalentemente verso le applicazioni
piuttosto che verso i fondamenti, in modo che diventino operative in tempi strettissimi, concentrandosi soprattutto su quei programmi che consentono di
costruire prodotti rapidamente e senza difficoltà.

- Si ritiene necessario ridurre il contenuto complessivo dei corsi di insegnamento, eliminando quei capitoli i cui contenuti, per essere legati a conoscenze
in rapida evoluzione, perdono più rapidamente il loro valore informativo. In definitiva, la minor mole di argomenti da trattare consentirebbe di migliorare la
qualità della didattica relativa agli argomenti realmente formativi oltreché informativi.

Peraltro lo scibile ingegneristico è "esploso" quantitativamente e si è complessificato" enormemente negli ultimi pochi decenni, per cui non è più possibile
pensare che le culture e le competenze ingegneristiche possano essere acquisite "una tantum" durante i cinque anni del corso di laurea. L'ottica va
completamente rovesciata: il tempo a disposizione non è più solo di cinque anni, ma coincide con tutta la vita universitaria e professionale. Di conseguenza,
come regola generale, nei curricula (iniziali) vanno inseriti solo i contenuti minimi, rimandando tutto il resto alla formazione post-laurea (Master, Scuole
di specializzazione, Dottorati di ricerca, Formazione continua). Un riferimento importante per definire i contenuti minimi nei curricula è anche quello delle
altre università europee, di cui è importante non solo tener presente le situazioni attuali ma anche le discussioni e le tendenze evolutive in atto.

- Si ritiene importante definire una articolazione per crediti dei Corsi di Laurea, basati non sulle ore di didattica impartita, ma, spostando l'accento dal
docente allo studente, sull'impegno didattico che ciascun insegnamento od ogni tipo di attività didattico-formativa svolta nel corso degli studi richiede
all'allievo, sia quanto a ore di lezione esercitazione, laboratorio, sia quanto a lavoro personale, studio privato, esami.

Affinché lo studente di media qualità possa effettivamente conseguire il titolo dl laureato nei tempi previsti è necessario che l'impegno complessivo tra
attività didattico-formativa e attività di auto-apprendimento e personale non superi il numero di ore di attività lavorativa disponibili nei cinque anni di
corso (al massimo 1800 ore/anno). In questo caso, attribuendo al percorso formativo per il conseguimento della laurea un numero complessivo di crediti pari,
ad esempio, a 300, ad ogni credito dovrebbero corrispondere non più di 30 ore di impegno complessivo da parte dello studente.

Si ritiene importante l'adozione di metodologie di insegnamento che favoriscano l'apprendimento già durante la fase della didattica ufficiale e assistita,
riducendo in tal modo i tempi per l'approfondimento personale che caratterizzano i percorsi formativi per i laureati. Troppo spesso, infatti, le lezioni
cattedratiche, anziché momenti di apprendimento, si riducono a momenti di frenetica copiatura da parte degli studenti, con scarsa o nulla comprensione
dell'argomento della lezione.

A questo proposito si ritiene essenziale che per ogni insegnamento siano adottati o predisposti testi di riferimento coerenti con i programmi di insegnamento,
in modo da facilitare lo studente nella comprensione delle lezioni e ridurre la necessità di prendere appunti.

- Al fine di favorire l'apprendimento durante la fase di docenza si ritiene ancora essenziale che alle parti teoriche siano associate consistenti parti
esercitative e/o di laboratorio. Nell'ambito dell'attività esercitativa si dovrebbe inoltre incrementare il lavoro di gruppo, sia perché faciliterebbe
l'apprendimento in tempi sicuramente contenuti, sia perché abituerebbe a un modo di lavorare assolutamente necessario nel mondo del lavoro. Si potrebbero così
esaminare casi complessi, ingegneristicamente significativi, altrimenti individualmente non abbordabili.

- Il contenimento dei tempi per conseguire il titolo evitando di limitare in modo eccessivo la quantità degli argomenti obbliga a considerare un uso
consistente di metodologie didattiche basate sulla informatica multimediale. Questa consente di evidenziare graficamente ed immediatamente fenomeni fisici
complessi evitando tempi e difficoltà altrimenti molto maggiori. Inoltre si potrebbero veicolare alcuni temi con tecnologie CAI interattive e simulative, che
consentirebbero di personalizzare la fruizione di tali tematiche con analisi di dettaglio scelte liberamente dagli allievi.

Per lo stesso scopo si dovrebbe incoraggiare il ricorso a tecnologie multimediali nella fase di autoapprendimento.

- Lo sviluppo dell'attività esercitativa e di laboratorio e l'uso consistente di tecnologie e strumenti informatici non possono peraltro prescindere dal
rapporto numerico docenti/studenti.

Appare pertanto urgente poter definire, anche per le facoltà di ingegneria, standard di riferimento per quanto riguarda la dimensione delle classi al fine di
uno svolgimento ottimale di tali attività.


PROSPETTIVE Dl INTEGRAZIONE DEI CURRICULA DEI CORSI Dl DIPLOMA UNIVERSITARIO E DEI CORSI Dl LAUREA

E' del tutto probabile che le prospettive di consolidamento del titolo di Diploma Universitario obbligheranno a riconsiderare i percorsi formativi dei Corsi
di Laurea e a risolvere l'annoso dilemma serie-parallelo, al fine di garantire una reale efficienza del sistema formativo globale. E' quanto, peraltro, sta
già avvenendo in alcune facoltà.

La scelta di Corsi di Diploma Universitario, collocati in parallelo rispetto ai Corsi di Laurea era certamente giustificata all'atto dell'introduzione del
nuovo titolo (non sarebbe stato giustificato, infatti, compromettere un prodotto, il laureato, apprezzato dalle aziende per un titolo ancora tutto da
sperimentare). Ma la scelta in parallelo comporta un notevole incremento (praticamente un raddoppio) degli insegnamenti e, quindi, una disponibilità di
risorse di docenza che, con le prospettive di politica budgetaria prima citate, non é realistico prevedere.

Fino ad oggi l'attivazione dei Diplomi Universitari si é basata, di fatto, sul volontariato dei docenti. Non é pensabile che questa situazione possa durare
ancora a lungo o si possa risolvere con un maggiore contributo, peraltro auspicabile, di docenza esterna.

Le prospettive di autonomia didattica delle facoltà, legate alla recente approvazione della Legge 127/97, potranno inoltre facilitare una ridefinizione o
reimpostazione dei curricula formativi nell'ambito dei Corsi di Diploma Universitario e dei Corsi di Laurea. Tale ridefinizione/reimpostazione potrebbe essere
peraltro opportuna qualora la riforma della scuola secondaria attualmente in discussione venisse approvata.

Quello che é certo é che, non essendo proponibile un curriculum per i Corsi di Diploma Universitario ritagliato da quello attualmente offerto per i Corsi di
Laurea (ma questo é ben chiaro a tutti), un'ipotesi di integrazione dei curricula per i Corsi di Diploma Universitario e per i Corsi di Laurea deve assumere
come riferimento il modello formativo previsto a regime per i Corsi di Diploma Universitario (anche se questo potrebbe apparire come un controsenso, visto che
il percorso formativo per il conseguimento della laurea é un percorso da tempo consolidato, mentre quello per il conseguimento del diploma é ancora, tutto
sommato, in divenire).

A questo proposito sono prevedibili i seguenti scenari.


1ø scenario: organizzazione in parallelo dei Corsi di diploma Universitario (C.D.) e dei Corsi di Laurea (C.L.)

E' di fatto la situazione attuale, con possibilità di riduzione da 5 a 4 anni del curriculum per il conseguimento della laurea, nell'ipotesi in cui la
formazione specialistica oggi impartita nell'ambito dei Corsi di Laurea venisse dirottata nell'ambito di corsi master e/o di scuole di specializzazione.


Fig. 1 - Organizzazione in parallelo dei C.D. e dei C.L.

(Omissis)


Il vantaggio di tale scenario é certamente quello di non correre il rischio di pregiudicare il percorso formativo della laurea e, quindi, la qualità del
prodotto laureato, qualità che potrebbe essere compromessa da una organizzazione in serie dei Corsi di Diploma Universitario e dei Corsi di Laurea. Solo con
tale modello, inoltre, sarebbe possibile pensare di formare laureati con caratteristiche di eccellenza, in una situazione "a regime" che prevedesse un numero
di diplomati universitari ben maggiore del numero dei laureati.

Ancora, un'eventuale riduzione a 4 anni del curriculum per il conseguimento della laurea (e in particolare di una laurea che persegua gli stessi obiettivi
formativi di quella attuale) appare senz'altro più realistica con questo modello che non con un modello in serie, anche se il costante abbassamento della
qualità media delle matricole riscontrato in questi ultimi anni dalle facoltà non gioca certo a favore di una tale ipotesi.

Dall'altro lato, oltre ai problemi sulle risorse di docenza già esposti, il modello in parallelo presenterebbe certamente maggiori difficoltà allo studente
nell'approccio con i Corsi di Laurea rispetto al modello in serie.

Inoltre la possibile sovrapposizione tra le finalità formative dei corsi post-diploma, di cui è prevista l'attivazione nell'ambito della scuola secondaria, e
i Corsi di Diploma Universitario potrebbe comportare una "perdita di interesse" da parte delle facoltà nel proseguire con l'esperienza dei Corsi di Diploma
Universitario.


2ø scenario: organizzazione in serie (parziale o totale) dei Corsi di Diploma Universitario (C.D.) e dei Corsi di Laurea (C.L.)

Tale scenario, nell'ambito di una impostazione dei Corsi di Diploma Universitario coerente con quella proposta nel già citato Documento Collegio/IRI,
comporterebbe una profonda revisione del curriculum formativo nell'ambito dei Corsi di Laurea, con almeno i primi due anni impostati sul modello dei Corsi di
Diploma Universitario e rinvio agli anni successivi di contenuti di base - metodologici e di approfondimento culturale e scientifico -sia per quanto riguarda
le materie scientifiche di base che per quanto riguarda le materie caratterizzanti le diverse specializzazioni.

Questo scenario favorirebbe certamente una introduzione "morbida" dell'allievo nel mondo dell'ingegneria, anche per gli studenti provenienti dall'eventuale
nuova scuola secondaria, e la possibilità di un più meditato orientamento sul titolo di studio finale da perseguire. In questo modo si assicurerebbe inoltre
all'allievo un approccio iniziale agli studi più corrispondente alla sua vocazione e conseguentemente una selezione iniziale più adeguata alla professione.


Fig. 2 - Organizzazione in serie parziale dei C.D. e dei C.L.

(Omissis)


Fig. 3 - Organizzazione in serie totale dei C.D. e dei C.L.

(Omissis)

Sia nel caso di organizzazione in serie parziale che in quello di organizzazione in serie totale, i primi due anni dovrebbero essere dedicati alla
preparazione all'analisi di primo livello nell'ambito rispettivamente delle materie scientifiche di base e di quelle caratterizzanti la specializzazione
scelta (come già avviene nell'ambito dei Corsi di Diploma Universitario attivati).

In entrambi i casi il terzo anno per il conseguimento del titolo di diplomato universitario dovrebbe essere poi dedicato alla creazione delle figure
professionali richieste dal mercato del lavoro, con particolare attenzione alla preparazione alla sintesi e alle scelte ingegneristiche e a quella nell'ambito
delle problematiche della cultura d'impresa.

Per il conseguimento della laurea, nel modello in serie parziale ai primi due anni di preparazione all'analisi di primo livello potrebbero seguire (1ø fase) 1
o 2 anni di preparazione all'analisi di livello superiore, con approfondimenti culturali e scientifici sia nell'ambito delle materie scientifiche di base (e
l'allievo, a questo punto più maturo e motivato, sarebbe certamente in grado di apprezzare questo approfondimento e trarne maggior profitto), che in quello
delle materie caratterizzanti la specializzazione scelta, e (2ø fase) 1 anno di preparazione alla sintesi e alle scelte ingegneristiche e alle problematiche
della cultura d'impresa. Nel modello in serie totale le due fasi risulterebbero invertite.

Sempre per quanto riguarda il conseguimento della laurea l'organizzazione in serie, sia parziale che totale, comporterebbe però lo spostamento in avanti di
almeno due anni, rispetto alla situazione attuale, della fase di approfondimento culturale e scientifico delle discipline di base e caratterizzanti, con
conseguente possibile ricaduta negativa sulla qualità dei laureati, oltre alla necessità di organizazione in moduli del curriculum dei Corsi di Laurea.
Stampa documento Stampa Invia una e-mail al CNI bancadati@cni-online.it